Localismo e globalismo
una sfida sostanziale in un mondo in rapida trasformazione
La
più grande rivoluzione prodotta da Internet è probabilmente
rappresentata dal progressivo stravolgimento della "valenza del
luogo", infatti, nel web - i “vincoli” e le “possibilità”
sono identici per ogni persona, ciascun Internet
user accede a un "luogo comune", a uno spazio democraticamente
fruibile da parte di qualsiasi cittadino del mondo il quale può anche,
se lo desidera, avervi un "insediamento" tramite un proprio
sito.
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Internet, pur se rappresenta uno dei principali strumenti utilizzati per
il processo di globalizzazione, contemporaneamente ha aperto nel mondo un enorme
spazio di libertà e di democrazia, che si contrappone diametralmente al
rischio della massificazione delle culture, di uniformazione del pensiero,
di caduta nell'oblio di luoghi che sono depositari di specifiche
tradizioni popolari, di perdita di identità di una cultura e del legame con le proprie
matrici che, certamente,rappresentano “beni” unici e
irrepetibili da tutelare e tramandare.
Sotto quest'ottica,
paradossalmente, la sfida che si pone al localismo è la capacità
da parte della comunità di trovare il modo di sopravvivere al globalismo,
di sapere conservare una propria funzione, una propria specificità e la
propria identità attraverso le iniziative che valorizzino il patrimonio
folklorico, culturale e ambientale. Per altri versi, è proprio
attraverso il melting pot culturale - attraverso il contatto e lo scambio con
l'Altro, con il diverso, con lo straniero –
che la comunità locale ha modo di evitare il pericolo di
subire la globalizzazione, perché è dall'incontro culturale con l’Altro
che nasce “quel pensiero nuovo” che consente originali modelli di empowerment
ed efficaci progetti di sviluppo sociale ed economico.
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Le
culture sorgono, prosperano e poi tramontano, senza che noi conosciamo
appieno i motivi di questo declino; probabilmente le vere ragioni stanno
nella perdita, ad un certo momento storico, della capacità di continuare
ad esercitare una vera funzione nella "economia culturale"
dell'umanità, ecosistemicamente considerata nella sua interezza. Alcune
culture, come la nostra, tipicamente mediterranea,
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conservano ancora
grandi potenzialità "lucifere" nel senso che possono continuare
a dare luce, contribuendovi in modo sostanziale, alla
“progettazione”, al “programma”, al genio dell'umanità
intera, a condizione, però, che non si chiudano in se stesse e nel cieco
narcisismo. Non dimentichiamo il messaggio di García Márquez in Cent'Anni
di solitudine: «le stirpi condannate a cent'anni di solitudine» non
hanno la possibilità di tramandarsi, sono prive di una «seconda
opportunità sulla terra», sono inevitabilmente destinate a scomparire!
Bisogna salvaguardare l’Anima del territorio
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E’ evidente che la provincia di Trapani, così ricca
di vestigia archeologiche e di tradizioni folkloriche, ha tutte le
caratteristiche per potersi offrire sullo scenario internazionale, e con
un ruolo centrale nel Mediterraneo, quale territorio privilegiato per il turismo
culturale. Da questo punto di vista, anche se non è il suo scopo
primario, il Seminario Itinerante, sin dal suo esordio
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nel 1995, ha
cercato di dare il suo contributo, anche attraverso la ricerca
di strumenti che consentano il progresso dell'umano senza provocare
lacerazioni nell’"anima del territorio", i cui bisogni
vanno assolutamente salvaguardati se si vuole tutelare il benessere
individuale e quello collettivo.
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Turismo culturale e sviluppo di comunità |
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Ogni buon City o Province-Manager
(sempre che il bene
comune, la costruzione sociale del territorio e lo sviluppo
della comunità gli stiano più a cuore rispetto agli interessi
personali, del partito e delle lobby di potere che lo sostengono), a mio giudizio, dovrebbe tenere in
massima considerazione alcune
potenzialità connesse al turismo culturale. |
Inizierei
dal dato meno scontato e cioè dall'importanza del pluralismo,
dell'incontro con le altre culture e dello studio delle reciproche matrici
proprio quale strumento di crescita e di empowering della comunità
locale, sia perché nel confronto con l'Altro abbiamo la possibilità
di rispecchiarci, di narrarci e, pertanto, di acquisire maggiore
autoconsapevolezza sociale, sia perché nell'avvicinarci all'Altro
e nel farci da esso avvicinare ci rendiamo protagonisti di un'operazione
di portata storica proprio in un periodo in cui a livello mondiale si
acuiscono, in forma esasperata, i fondamentalismi, le guerre di religione,
le reiezioni etniche e così via.
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Una
costruzione dinamica della realtà sociale |
Il modello dello sviluppo di comunità si fonda sul riconoscimento
delle diverse potenzialità e delle risorse intrinseche di una comunità e
sulla ricerca dei mezzi per farle levitare, tenendo ben presente che la costruzione
sociale del territorio non consiste nel prefabbricare (come purtroppo
di solito avviene), calandola dall'alto, una progettualità per il
territorio ma nel favorire i cambiamenti e lo sviluppo
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sociale
attraverso
strumenti psico-sociali idonei a far maturare nella comunità una
spontanea e graduale presa di coscienza, a favorire in essa sia la capacità
di analisi sociale sia la capacità di inventare nuove soluzioni per il
raggiungimento di quel che può essere definito il bene comune;
agli enti locali spetterebbe il compito di appoggiare e sostenere le
iniziative scaturite dal pensiero collettivo. Pertanto, si tratterebbe di
cambiare i modelli con i quali si intende costruire socialmente il
territorio, sostituendo la prassi di predeterminare programmaticamente i
cambiamenti (approccio sinottico-razionale) - che dà per scontata
(o finge) una causalità lineare nelle problematiche sociali - con la
prassi fondata su un "approccio concertativo" vale a dire
una progettazione "partecipata" in base alla quale ad ogni
attore sociale viene riconosciuto uno spazio di autodeterminazione e un
diritto di concertazione; modello, quest’ultimo, che presuppone anche
delle verifiche periodiche sullo stato di realizzazione dei progetti e la
possibilità di un’eventuale loro revisione alla luce dei risultati sino ad
un dato momento raggiunti. Il modello "concertativo” pone le
basi per una costruzione dinamica della realtà sociale. La
filosofia di base degli enti locali dovrebbe ispirarsi, pertanto, al
principio di agire essenzialmente da supporter alla costruzione della
propria Polis da parte della comunità locale.
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Community development ed empowerment del territorio |
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È chiaro che al centro del Community Development deve essere
posto il modello economico e un adeguato management per
obiettivi.
Nell'ipotesi, per fare un esempio, che una comunità decida
che possa essere utile incrementare il turismo nel proprio territorio
organizzando determinate
manifestazioni di un certo rilievo, è
indispensabile che l'avvio dei progetti sia preceduto da
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una valutazione
delle risorse locali, della compatibilità ambientale e culturale, del
rapporto costo/benefici e, inoltre, che le realizzazioni siano monitorate
in itinere attraverso gli indicatori predeterminati nella fase
progettuale. Sembra essenziale che il city-managment o il
community-management sappia dare sviluppo ad una
programmazione di attività - derivata dalle indicazioni concertate dalla
comunità - che, nell'impiegare risorse finanziare e risorse umane, tenga
conto dell'esigenza tanto di apportare un generale beneficio economico e
commerciale quanto di incrementare il prestigio del luogo, attraverso dei
progetti del tutto originali. In ogni caso, il city-management dovrebbe
orientarsi primariamente verso quelle realizzazioni che risultano più
confacenti alle tradizioni del territorio.
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In definitiva, in un
momento storico in cui l'intreccio tra economia e cultura tende a
rafforzarsi sempre più e in cui le valutazioni budgetarie devono
accompagnare le scelte programmatiche della comunità attraverso le
istituzioni pubbliche locali, può essere utile fissare alcuni punti
essenziali ai quali dovrebbe utilmente ispirarsi qualsiasi iniziativa e/o
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realizzazione sviluppata con mezzi economici pubblici che intenda favorire
lo sviluppo della comunità locale e il suo empowerment:
a)
impiegare le risorse umane e ambientali presenti nel territorio;
b)
valorizzare l'identità del luogo (in accordo, pertanto, con la
tradizione); c) utilizzare
tecnologia d'avanguardia e/o innovativa, che risulti qualitativamente
ottimale; d) produrre benessere economico (verificato) per l'intera
comunità; e) promuovere l'“immagine” della comunità a livello
nazionale e, se possibile, a livello internazionale;
f) favorire
l'incontro e lo scambio con gente appartenente ad altre culture (anche
tramite l’incremento dell'afflusso turistico); g) coordinare tra loro le
iniziative più prestigiose e assicurare loro continuità.
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La Costruzione Sociale del Territorio ai margini dell'esperienza
del 5° Seminario Itinerante L’IMMAGINARIO SIMBOLICO |
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La comunità deve sentirsi pienamente partecipe delle iniziative |
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Il 5°
Seminario Itinerante, rispetto alle precedenti edizioni, ha registrato
una maggiore partecipazione della comunità locale che ha “sentito”,
se così si può dire, più “sua” la manifestazione, meno riservata
agli specialisti del settore e, pertanto, ha preso gusto ad assumere una
parte attiva durante i vari seminari, contribuendo pienamente
all’elaborazione di un discorso psico-antropologico (secondo il
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modello da noi
sviluppato per approfondire gli aspetti delle matrici culturali che
sono a fondamento del Sé Storico); tutto ciò, probabilmente,
anche per il coinvolgimento di diversi prestigiosi Club Services e
Associazioni Culturali, operanti nel territorio.
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I progetti devono privilegiare la dimensione interculturale |
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Sin dal suo esordio, nel 1995, il Seminario Itinerante
"L'Immaginario Simbolico" ha cercato di realizzare un set
che facilitasse l'incontro tra scuole di pensiero, appartenenze
scientifiche e mondi culturali diversi. La
quarta
edizione, realizzata nel 1998, avente per sottotitolo «Da Mothya
a Cartagine - "Sulla Rotta dei Fenici"»,
ha rappresentato il prototipo della direzione verso cui intende
svilupparsi “l'anima
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pluriculturale” del Seminario
Itinerante
"L'IMAGINARIO SIMBOLICO". Quest'anno, in particolare,
si è riusciti a espandere ulteriormente l'intreccio tra
appartenenze, saperi e mondi culturali chiamando a partecipare al
Seminario e a condurlo, oltre ad accademici di psicologia,
psicoanalisti e gruppoanalisti, anche pedagogisti, amministratori di enti
locali, educatori, archeologi, ambientalisti, storici, artisti musicali e
di teatro, poeti.
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Necessità di maggiore devolution al Terzo Settore |
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Il territorio deve essere
empowerizzato proprio conferendo un più ampio ruolo al Terzo settore;
ciò per tre ordini di fattori. Innanzitutto,
perché il Terzo settore può rappresentare, come sostiene Jeremy
Rifkin (in “La rivincita della diversità”, Il Sole-24ore
, Milano, 2001, p. 7), un baluardo contro il prosperare del
«quarto settore costituito dall'economia sommersa del mercato nero e
della cultura criminale».
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In secondo luogo, rafforzando le diverse
organizzazioni operanti a livello locale (le CSO : civil
society organization) si favorisce «la ricostituzione di comunità
locali forti» in grado di recuperare quei valori della vita e della vita
sociale che si contrappongono «all'appiattimento delle diversità dovute
alla globalizzazione». Infine, trattandosi in genere di associazioni non-profit,
si ottiene l'immediato ritorno a cascata per tutta l'economia locale in
contrapposizione alle tipiche speculazioni capitalistiche
dell'imprenditoria privata. D’altro canto, è noto che il Terzo
settore «rimanda ad aspetti, quali una grande ricchezza di
soggettività e operatività, legati ad un complesso di risorse, materiali
e immateriali, messe in campo in termini di solidarietà attiva, di
relazionalità e autorganizzazione, di imprenditività cooperativa e
sociale, che ne fanno una grande e diffusa realtà in crescita,
caratterizzata sempre di più anche per il dato occupazionale che esprime»
(in http://www.progettoquasar.it/terzosettore).
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Si immagini quanto importante possa essere per tutta l'economia
locale e per la valorizzazione dei prodotti locali un adeguato planning
di iniziative il cui obbiettivo sia lo sviluppo del turismo culturale
(attività che non comporta alcun inquinamento eco-ambientale), a patto
che si configuri in forma stanziale e non semplicemente di transito e a
condizione che la realizzazione dei progetti sia affidata ad imprese a
finalità sociali: si aprirebbero numerosi sbocchi occupazionali
soprattutto per le generazioni più giovani.
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Il coinvolgimento dei giovani |
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Oggi
appare sempre più difficile trovare un genuino coinvolgimento e
un'entusiastica partecipazione dei giovani ad iniziative che non fanno
parte del loro "mondo" abituale e dei loro "miti".
Probabilmente ciò è dovuto ad una sana diffidenza da parte di intere
fasce generazionali che si sentono escluse, poco valorizzate, tenute in
parcheggio in attesa di fatiscenti posti di lavoro, depowerizzate dai modelli e dai modi
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di gestione del potere da parte dei più
anziani. Talora,
quando il contesto, come è avvenuto in occasione del 5°
Seminario Itinerante, si dimostra genuino, sano e aperto dal punto di
vista relazionale, arricchente dal punto di vista esperienziale e
conferente paritaria dignità a ciascun partecipante, indipendentemente
dall’età o dal ruolo sociale e così via, può avvenire che i giovani
partecipino numerosi, si appassionino, si donino, diano il loro contributo
personale e giungano finanche a prestare senza alcun compenso la propria
opera professionale e artistica: per esserci, per far rimarcare la loro
presenza all'interno dell’evento, per assaporare da co-protagoinisti un
clima speciale, un'atmosfera umana inconsueta, priva di barriere
generazionali; tutti insieme a sviluppare un discorso, un pensiero, un
sentire, un immaginario, seduti per terra o sulle pietre, a partire
dalle pietre che raccontandoci di un passato numinoso aprono alla
speranza di un futuro meno buio.
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La dimensione healing del turismo culturale |
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Ai
nostri giorni,
il turismo rappresenta una delle principali fonti di business per le
grandi multinazionali impegnate nell'industria vacanziera di massa. Si
potrebbero enumerare le innumerevoli forme di svago, relax, divertimento,
viaggio che si offrono all'uomo post-moderno per interrompere il frenetico
ritmo della vita di ogni giorno ed evadere verso un posto più o meno
lontano dal luogo dove egli ha fissato dimora. Per fortuna, stanno
cominciando a sorgere scuole che
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insegnano l'arte del viaggiare
e,
probabilmente, hanno la funzione di restituire alla persona il piacere
della scoperta personale dei luoghi e della gente che vi abita o della
civiltà che un tempo vi si erano insediate; recuperando il gusto di
soffermarsi, riflettere, immaginare secondo i tempi e le esigenze
personali, secondo il proprio sentire e lo stato d'animo del momento;
magari prendendo appunti su quel che si sta sperimentando interiormente,
scrivendo un diario di viaggio o fissando su alcune foto l'immagine di
quel che, durante il tragitto, ha fortemente emozionato o, perché no,
trovando l'ispirazione per buttare giù alcune rime poetiche.
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Un
vero viaggio è anche un percorso nella propria interiorità, nel
proprio passato, nel proprio presente, e nel proprio futuro; ha una
forte valenza simbolica, pertanto, comporta sempre un processo di trasformazione
personale, è questo il motivo per cui un luogo già noto non si
presenterà mai lo stesso di prima ogni volta che vi si farà
ritorno; è per questo che Mothya, prescelta quale luogo
dell'eterno ritorno per il nostro Seminario
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Itinerante,
ogni volta è sempre un luogo nuovo,
poliedrico come la natura umana,
ricco di mistero come la notte dei
tempi, catartico come la tragedia greca, ristoratore come la musica
sinfonica, romantico come ogni luogo dove si sposano natura e
cultura.
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Il Seminario Itinerante "L'IMMAGINARIO
SIMBOLICO" è come una droga, se prima del suo inizio le numerose
giornate in cui esso si snoda sembrano eccessive, poi, quando sta per
volgere al termine, si vorrebbe che non avesse mai fine, si vorrebbe
continuare a percorrere insieme agli altri partecipanti i rimanenti luoghi
della provincia di Trapani che avrebbero meritato d'essere inseriti nel
programma.
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Tutti
insieme
perché per sei giorni, working in progress, il
gruppo riscopre un senso di benessere comune ed
emozioni
insolite, forse per il cortocircuito che si viene a creare tra le
radici del nostro Sé Storico e il mondo contemporaneo sotto il
potente stimolo creato dalla suggestione dei luoghi che si prestano
all’incontro. Anche perché, come mi ha scritto una gentile e creativa
signora, la partecipazione al Seminario Itinerante dà la
“sensazione di una comunità raccolta, ricca di misticità” che fa sperimentare un senso di particolare benessere. Le ho risposto che se eravamo riusciti,
attraverso l’attivazione
del “mondo immaginale”, a “toccarla nel profondo” e a far sentire
l'anima, e se tutto questo l’aveva fatto stare bene, ne eravamo
felici: era la più bella ricompensa per le nostre non lievi fatiche!
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Credits:
Comune di Marsala,
Comune di Calatafimi, Comune di Castelvetrano, Soprintendenza per i
Beni Culturali e Ambientali della Provincia di Trapani ,
A. USL N.9 di Trapani, Associazione
Medico-Chirurgica Lilybetana,
Centro Siciliano Sturzo di Palermo, Fondazione Whitaker Palermo,
Rotary Club di Marsala, Sporting Club Marsala, Azienda
agricola biologica Titone, Cantine
Carlo Pellegino.
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