POESIA E FOLLIA: CORPO E OMBRA!

testi e poesie di

Antonio Contiliano

 

«Poesia e follia convivono in un tessuto fluido e turbolento, i cui bordi sono confini ambigui, ambivalenti, che si dissolvono e si spostano in un tracciato che è sempre inizio rizomatico. Poesia e follia hanno il nesso e la complementarità del corpo e dell'ombra. Si tratta però di una complementarità che non è certamente disposta linearmente. Il suo percorso infatti attraversa la scrittura di un cronotopo la cui multidimensionalità fluisce asintoticamente e per segrete sinapsi in molteplici metamorfosi. Il tentativo di separarle e studiarle come oggetti di una rappresentazione oggettiva non può che alterarne e mistificarne, pur cercando la chiarezza della distinzione, il complesso intreccio di "reale" polivalente e determinabile a partire dal possibile che ne costituisce il mobile fondamento. Un oggetto e un soggetto, posti l'uno di fronte all'altro, senza tener conto del reciproco condizionamento storico e culturale che li fa essere in una dialettica del non superamento, sarebbe un'astrazione solamente impraticabile e un salto impossibile come quello di un osservatore che vorrebbe porsi al di fuori dell'insieme delle condizioni che creano l'oggetto o un determinato stato di cose osservabile e leggibile ...
























               Copertina di Eugenio Bruno "Sogno e ironia"

           
     Il Tempo del poeta
         (a Edgar Morin)
   

Delirio di fuoco il tempo rugiada
naviga diaspora la carne sentiero
turbolenza di nube zero l'origine
verso la zattera vortici nucleari
cascate d'alee stupore di farfalle
dentro dissolvenze fotoni rinascenti.
 

Risonanza magnetica nucleare il canto
erranza vibra delle cosce il desiderio
d'universi arborescenze magico boreale
quando il rogo del braciere interroga
scie del mare alone della noise Eco  
la follia odi et amo dell'atomico cuore.  

L'atomo del tempo il fuso punto della vita
allora accende il cielo e i semi terrosi  
e l'ombra del volto vuoti quantici danzano
il caosmico veliero del gabbiano della luce
l'ambra del viaggio tra-monti giochi spirali
dove crocevia
è dormiveglia di pulsarquasar.

Improbabile la rete di Eu-ri-dice
mente qua e là le tracce della nascita divina
e della morte quale specchio d'infiniti diorama
dice l'oscuro splendore della catastrofe domani
ancora nostalgie senza memorie d'eternità immota
deriva seducente nello scirocco vago di Or-feo
.

                                       (Antonino Contiliano, Kairós Desdichado, Pomopres, Palermo, 1998, p.14)

Copertina di Jaco Cuttone 
"Giocando con la Luna"

... Il divieto di circolazione, imposto alla 
follia e all'ombra all'interno della città 
e nella  città-della-scienza, perché 
minacciano la previsione e il riconoscimento dell'identità sociale e individuale come dell'uniformità della conoscenza scientifica, viene ... 
rimosso nella produzione della poesia e dell'arte. Qui lo statuto della conoscenza, 
del sapere e dell'abitare il
rapporto parola-referenzialità cambiano connotazione; la follia circola liberamente senza alcuna interdizione e l'inter-rog(o)-azione della poiesis impiega al massimo della sua potenzialità la praxis poietica nel flusso 
dell'"inter" dell'inter-rog(o)-azione poetica ...

                                                              
                                                              APARTHEID

                                                              Qui agosto non trasuda solo gelsomini

 e odore d'alghe non veste l'umidosera
se il toro ferito dall'arena urla l'aria:

dagli steccati la negritudine apartheid 
scandaglia il fondo dell'isola black-out
  Sud-Africa martella la sala dei passi spenti
   dove nebbia brucia anatomie di segregazioni.
 

Altri giorni, altri morti, lo stesso fucile
la stessa mano di sempre senza cielo d'uccelli
con il servo di dio nelle riserve coloniali
sparano agli aquiloni dei sobborghi in canto.
 

Vecchie radici nutrite di vino antico

cercano rigogli e foglie di luce e prati

a dire finestre sull'infinito altrove sepolto

o diroccate speranze al crocevia del dissenso.
 

Nel suo letto il fiume naviga verso il mare

e il cuore che non ama oppressione e silenzio 
canta con gli alberi delle sponde spazi di festa

per gli spirituals nati nel carcere delle piantagioni.

                         (Antonino Contiliano, Gli Albedi del Sole, ILAPALMA, Palermo-São Paulo, 1998, p.52)

... L'inter qui, infatti, è tra e durata-durante, relazione, funzione, temporalità fusa e senza tagli, compossibiltà: linearità, circolarità, ciclicità, progettualità, escatologia, utopia, apetura-caos, invisibile non rappresentabile ma dicibile tramite mixage semeiotico, paradosso, congettura, silenzio e tuttavia senso e nuova referenzialità processuale non sottoponibile alla normale logica del significato della verità bivalente ...

                                                   
                                                   
SKYLAB

questo infinito è senza lutto
di angeli e leggerezza di soffi solari
ora che e-venti è relativo quantico
reale creato nel fotogioco virtuale
 staccato dalle pareti delle parole
e nell' ascolto che tu spagini
volta rivolta di nozze emorragia
luciano skylab ovid-io nascenza
fichi stellari di ultrasuoni elettronica

tu dici perché quel giorno delizie
con il traghetto velocità ali spaziali 
overdose di mare amare canta

le febbri il solfeggio del tempo
senza occhio al fondo del caffè

che scivola sulle memorie delle attese
e nel giardino delle caldaie stellari
flauta f1ussi di lampi navigazione
mentre i sogni tagliano il non ancora
del silenzio esploso per troppo silenzio
uraurauragano

                              (Antonino Contiliano, La Soglia  dell'Esilio, Prova d'Autore, Catania, 2000, p.50)


In copertina: Nudo di Pablo Picasso 

... Il tempo della poesia non è quello degli istanti, unità atomiche che si succedono linearmente l'uno all'altro secondo l'aut aut della legge della non contraddizione, ma quello del "tempuscolo" dove la durata è un durante che presentifica la compossibilità della ambivalenza, della polivalenza e della polisemia, si che vale l'euristica del tertium datur e della logica della modalità.

Disordine, atopia, dis-locazione, perdita e sospensione della identità-differenza del "logos" della legge e dell'ordinamento fanno irruzione nel linguaggio intersoggettivo della tipicità quotidiana e scientifica, scardinando l'uni-versalità razionale dell'uni-verso classico e con essa la quasi univocità della comunicazione non poetica ...


Perché l'urlo di dicembre schianta
/ querce secolari / E io strappo le mie foglie i
miei rami
/ E io pianta nuda non odo che stormire / di fronde / e rumore di / vento tra 
le non-foglie i non-rami
/ e il freddo del tronco rotto / e il fuoco / del non-tempo /
non ho tempo
/ non ho più tempo // divoro secondi secolari / io conto i tronchi dei 
nostri alberi
/ Spezzo tutti i rami nostri e nulla / Mi consola / E scalza sul prato 
fiorito rosso sangue
/ Non lascio niente al caso / Non lascio tempo / Che non vede 
germogli. 

                          (Aa. Vv., Compagni di Strada Camminando, Edizioni Riccardi, Napoli, 2003, p.25)

... Il disordine, la non uniformità, la variabilità non prevedibile e irreversibile non impedisce né l'indagine né la conoscenza né il sapere, se è vero che oggi, per esempio, la geometria dei frattali e la teoria del caos-apertura possono dire-l'aleatorio, il re-ale(a) nella sua frastagliata complessa contingenza di passaggio al limite dal possibile potenzialmente infinito.

Il sapere della poesia, come della follia, sospende la nominazione logico-linguistica accreditata e con essa il ruolo e la funzione di tutte le parti del dis-corso di chi dia-loga nel dis-ordine del fra-inteso senza, però, annullare il sapere stesso. Il sapere è qui, infatti, quello del come se le cose fossero e non fossero perché un phaos-saphés (luce) di luce e buio, di giorno e notte di ragione e non ragione, di una ragione che ha la propria follia come di una follia che ha la propria ragione che vuole farsi logos, parola scardinando la standardizzata comunicazione intersoggettiva senza abolire la comunicazione stessa. E ciò avviene nella poesia. 


In copertina: Giacomo Cuttone, Antenne Antiorario

La poiesis ha infatti una praxis che, in quanto legata a un reticolo verbale preesistente e alla parola di altri soggetti via via emergenti nel flusso temporale, produce atti, relazioni, scambi imprevedibili quanto ambigui e tuttavia leggibili perché, aperti ad una determinata significazione sempre inventiva, scopritrice, e perciò stesso aperta ad una rinnovata polisemia capace di oltrepassare la stessa verosimiglianza onirica del sogno. Da qui la follia del suo dire contingente che sfugge sia al reale che al sogno, sia al vero che al verosimile della scienza che, disgiungendoli secondo la legge della non contraddizione, della identità, del terzo escluso o delle procedure della scienza classica, distingue nel possibile il reale e l'irreale, il razionale e l'irrazionale o il non-razionale»(1)

 

... correre di gambe su battigia con le svento­
le come se in mano biglietti da cento-
mila volassero tra vento- 
sità tra schizzi spruzzi e ogni elemento 
sopra corpi combusti estivo unguento
ballonzolanti euforia mento- 
no fan di tutto per comunicare argento
vivo nel quotidiano accasciamento
i due individuati nell'armento
si smicciano con sottointendimento
ribadito anche dal morso lento
sull'oggetto gelato che poi un perento­
rio lancio invia in parabola attento
alla mano che lo prende a stento

                                                            (Elote e Chiles, Marcha Hacker, Promopress, Catania, 2005, p.31)


In copertina: Giacomo Cuttone, Fughe in raduno



«Direi, solo per fermare un aspetto significativo, che ciò che "è cambiato nel modo di coniugare poesia e impegno civile" nella mia scrittura poetico-testuale è il fatto che la distanza critica è diventata più chiara e definitiva rispetto ai modelli dogmatici; che l'engagement (impegno) poetico, allontanatosi dall'orbita gravitazionale dei sistemi partitici di potere e di Stato ormai svuotati delle funzioni originarie, ha conservato la dimensione collettiva antagonista facendola migrare nel
montaggio di "poemi" collettivi - testo come un montaggio di fotogrammi cinematografici o di 'scene' e 'azioni' teatrali appartenenti ad autori diversi per stile e linguaggi (intersemiosi) - sine ... nomine (vedi Compagni di strada caminando, Ricciardi, Napoli 2001; Marcha hacker, Promopress, Palermo 2005).    

L'aspetto civile e politico è lì dove, utilizzando strumentazione di varia diversificazione 'retorico-poetica', la lingua della comunicazione base (letterale-materiale) viene sottoposta a torsioni e distorsioni di varia natura e genere per generare dissacrazione, ironia, parodia, sarcasmo, allegoria 'materialista' e coinvolgimento dell'ipotetico consumatore/lettore che si cimenta con il testo. E ciò perché non ci sono significati da trasmettere ma da costruire insieme scavando gli 'orientamenti' di senso, e alternativi al sistema: il poeta non è più un "funzionario", ma un critico e in quanto tale opta, a partire dalla pratica della significazione polisemica poetica, per "una democrazia non rappresentativa e di non-potere, e per una 'moltidudine' di singolarità sociali in cammino orizzontale come espresse dai movimenti no-global. Questo cambiamento tendenziale e tendenzioso mi ha fatto incontrare e avvicinare poeti e poetiche ...»(2)


      Parole in r-onda 

 parole orchidee in r-onda urticaria 
 socchiuse fra bordelli e canzoni 
 soglie inzuppate di scavi allucinati 
 ora della fame a spasso sulle rughe
 la via crucis di chi non ha pasque

 inzacchera di vento l'uomo più triste
 che torna a letto con la linea dell'ombra 
 rimasta appesa ai fianchi dell'orizzonte
deragliando, e l'ultravioletto smitraglia 
 verso le gole dei tuoi sogni sboccati

 ogni sera non dare alle palpebre 
 se non ha imbucato poesie di dissolvenza
 per il mondo impoverito delle vendite
 incasinato di consulti a perdere e vuoti 
 e scala i fondali delle galassie i respiri 
 un maglione per non disperdere tuo il calore

 scrivo prigioni questi cieli galleggianti 
 e non dimentico i fiori dei cannoni ieri 
 che non è magica ancora la mutazione 

 del bruco che cambia la pelle con la stagione 
 e nato dalla cenere delle stelle ione
 nessuno può uccidermi la vita in vena

 

Alchimia

 dei modelli ribelle l'alchimia
 degli elettroni lascia la danza 
 e le nubi spettinate di vento 
 rovesci del cielo staccano nomadi 
 accordi alla memoria della luna, 
 quel giorno della notte dove brilla 
 del gioco il caso la mina della cosa 
 e la tua pelle fiocco di neve curva 
 libera le vampate delle risonanze 
 tra dis-astri e de-siderii farfalla

 odore di dune il tempo della bocca 
 intona frangenti canti di spin le onde 
 e giù la gola immola i nodi della geometria      
 sulla rete ardente dei buchi del vapore
 ora che il calendario la navigazione 
 procede tra un urlo e il silenzio 
 del tonfo della lingua nell'infanzia 

                                          (Antonino Contiliano, Terminali e Muquenti, Promopress, Catania, 2005, p.20; p.14)

(1) «Salvo Imprevisti », XVII, n.45-4647, Firenze, set.88-ag.89, pp. 13, 14.
(2) «Marsala c'è» (www.marsalace.it) Intervista a Nino Contiliano a cura di Vincenzo Figlioli.

*******************************