Antonio Contiliano
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«Poesia e follia convivono in un tessuto fluido e
turbolento, i cui bordi sono confini ambigui, ambivalenti, che si
dissolvono e si spostano in un tracciato che è sempre inizio rizomatico.
Poesia e follia hanno il nesso e la complementarità del corpo e
dell'ombra. Si tratta però di una complementarità che non è certamente
disposta linearmente. Il suo percorso infatti attraversa la scrittura di
un cronotopo la cui multidimensionalità fluisce asintoticamente e per
segrete sinapsi in molteplici metamorfosi. Il tentativo di separarle e
studiarle come oggetti di una rappresentazione oggettiva non può che
alterarne e mistificarne, pur cercando la chiarezza della distinzione, il
complesso intreccio di "reale" polivalente e determinabile a
partire dal possibile che ne costituisce il mobile fondamento. Un oggetto
e un soggetto, posti l'uno di fronte all'altro, senza tener conto del
reciproco condizionamento storico e culturale che li fa essere in una
dialettica del non superamento, sarebbe un'astrazione solamente
impraticabile e un salto impossibile come quello di un osservatore che
vorrebbe porsi al di fuori dell'insieme delle condizioni che creano
l'oggetto o un determinato stato di cose osservabile e leggibile ... |
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(Antonino Contiliano, Kairós Desdichado, Pomopres, Palermo, 1998, p.14) |
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... Il divieto di
circolazione, imposto alla |
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e
odore d'alghe non veste l'umidosera dagli steccati la negritudine apartheid Altri
giorni, altri morti, lo stesso fucile Vecchie
radici nutrite di vino antico cercano
rigogli e foglie di luce e prati a
dire finestre sull'infinito altrove sepolto o
diroccate speranze al crocevia del dissenso. Nel
suo letto il fiume naviga verso il mare e
il cuore che non ama oppressione e silenzio per
gli spirituals nati nel carcere delle piantagioni. (Antonino Contiliano, Gli Albedi del Sole, ILAPALMA, Palermo-São Paulo, 1998, p.52) |
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... L'inter qui, infatti,
è tra e durata-durante, relazione, funzione, temporalità fusa e senza
tagli, compossibiltà: linearità, circolarità, ciclicità, progettualità,
escatologia, utopia, apetura-caos, invisibile non rappresentabile ma
dicibile tramite mixage semeiotico, paradosso, congettura, silenzio e
tuttavia senso e nuova referenzialità processuale non sottoponibile alla
normale logica del significato della verità bivalente ... |
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questo infinito è senza
lutto tu dici perché quel
giorno delizie (Antonino Contiliano, La Soglia dell'Esilio, Prova d'Autore, Catania, 2000, p.50) |
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... Il tempo della poesia
non è quello degli istanti, unità atomiche che si succedono linearmente
l'uno all'altro secondo l'aut aut della legge della non contraddizione, ma
quello del "tempuscolo" dove la durata è un durante che
presentifica la compossibilità della ambivalenza, della polivalenza e
della polisemia, si che vale l'euristica del tertium datur e della logica
della modalità. Disordine, atopia, dis-locazione, perdita e sospensione della identità-differenza del "logos" della legge e dell'ordinamento fanno irruzione nel linguaggio intersoggettivo della tipicità quotidiana e scientifica, scardinando l'uni-versalità razionale dell'uni-verso classico e con essa la quasi univocità della comunicazione non poetica ... |
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Il
disordine, la non uniformità, la variabilità non prevedibile e
irreversibile non impedisce né l'indagine né la conoscenza né il
sapere, se è vero che oggi, per esempio, la geometria dei frattali e la
teoria del caos-apertura possono dire-l'aleatorio, il re-ale(a) nella sua
frastagliata complessa contingenza di passaggio al limite dal possibile
potenzialmente infinito. Il sapere della poesia, come della follia, sospende la nominazione logico-linguistica accreditata e con essa il ruolo e la funzione di tutte le parti del dis-corso di chi dia-loga nel dis-ordine del fra-inteso senza, però, annullare il sapere stesso. Il sapere è qui, infatti, quello del come se le cose fossero e non fossero perché un phaos-saphés (luce) di luce e buio, di giorno e notte di ragione e non ragione, di una ragione che ha la propria follia come di una follia che ha la propria ragione che vuole farsi logos, parola scardinando la standardizzata comunicazione intersoggettiva senza abolire la comunicazione stessa. E ciò avviene nella poesia. |
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La poiesis ha infatti una praxis che, in quanto legata a un reticolo verbale preesistente e alla parola di altri soggetti via via emergenti nel flusso temporale, produce atti, relazioni, scambi imprevedibili quanto ambigui e tuttavia leggibili perché, aperti ad una determinata significazione sempre inventiva, scopritrice, e perciò stesso aperta ad una rinnovata polisemia capace di oltrepassare la stessa verosimiglianza onirica del sogno. Da qui la follia del suo dire contingente che sfugge sia al reale che al sogno, sia al vero che al verosimile della scienza che, disgiungendoli secondo la legge della non contraddizione, della identità, del terzo escluso o delle procedure della scienza classica, distingue nel possibile il reale e l'irreale, il razionale e l'irrazionale o il non-razionale»(1) |
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... correre di gambe su
battigia con le svento |
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L'aspetto civile e politico è lì dove, utilizzando strumentazione di varia diversificazione 'retorico-poetica', la lingua della comunicazione base (letterale-materiale) viene sottoposta a torsioni e distorsioni di varia natura e genere per generare dissacrazione, ironia, parodia, sarcasmo, allegoria 'materialista' e coinvolgimento dell'ipotetico consumatore/lettore che si cimenta con il testo. E ciò perché non ci sono significati da trasmettere ma da costruire insieme scavando gli 'orientamenti' di senso, e alternativi al sistema: il poeta non è più un "funzionario", ma un critico e in quanto tale opta, a partire dalla pratica della significazione polisemica poetica, per "una democrazia non rappresentativa e di non-potere, e per una 'moltidudine' di singolarità sociali in cammino orizzontale come espresse dai movimenti no-global. Questo cambiamento tendenziale e tendenzioso mi ha fatto incontrare e avvicinare poeti e poetiche ...»(2) |
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parole orchidee in r-onda
urticaria inzacchera di vento l'uomo
più triste ogni sera non dare alle
palpebre scrivo
prigioni questi cieli galleggianti
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(Antonino Contiliano, Terminali e Muquenti, Promopress, Catania, 2005, p.20; p.14) |
(1)
«Salvo
Imprevisti », XVII, n.45-4647, Firenze,
set.88-ag.89,
pp. 13, 14.
(2)
«Marsala c'è» (www.marsalace.it) Intervista a Nino
Contiliano a cura di Vincenzo Figlioli.
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